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Art. 1 - Finalità
Il presente regolamento forestale, nell'ottica di una nuova e moderna gestione polifunzionale dei complessi boscati della Riserva Naturale, ed a tutela della biodiversità, esprime le linee guida a cui attenersi per gli interventi selvicolturali da pianificare nel prossimo futuro. E' opportuno ricordare che in una riserva naturale tutte le specie animali e vegetali sono strettamente tutelate per legge, per cui l'attività di taglio è consentito in deroga al dettato di tutela e in ragione del titolo di uso civico di legnatico, risorsa inalienabile della comunità umana locale. Gli indirizzi selvicolturali prescelti si basano sui principi ispiratori di una selvicoltura prossima alla natura garantendo sia multifunzionalità, flessibilità e garanzia del sistema produttivo bosco sia la tutela della funzionalità ecosistemica della foresta. Tutti gli interventi dovranno essere pianificati con la redazione di un Piano di Assestamento Forestale, indispensabile per conoscere a fondo le strutture e le evoluzioni della foresta. Il fulcro dell'informazione assestamentale dovrà essere di carattere colturale, con misurazioni dendro-auxometriche che permettano una analisi scrupolosa delle condizioni colturali dei singoli popolamenti. In attesa di tale strumento ogni eventuale intervento dovrà essere preceduto da analisi dettagliate del tratto di bosco in esame, con l'esecuzione di idonee aree di saggio e rilievi dendoauxometrici approfonditi.
Art. 2 - Indirizzi generali forestali
Durante l'esecuzione di ogni intervento selvicolturale nella Riserva devono essere adottate le seguenti misure ed accorgimenti:
vanno adottati accorgimenti volti a minimizzare l'inevitabile azione di disturbo sulla fauna causata dai lavori in bosco:
Art. 3 - Indirizzi specifici forestali. Trattamento dei boschi misti naturali di latifoglie: querceti di roverella e carpino nero
Nelle condizioni strutturali che lo permettono e per le esigenze di uso civico di legnatico è ipotizzabile la prosecuzione del governo a ceduo. Per una gestione sostenibile è necessario fissare i criteri di scelta delle matricine e le tecniche di matricinatura. Le riserve da rilasciare dovranno appartenere ad almeno due classi di età, scelte tra le specie autoctone, e cercando di conservare le essenze sporadiche e minoritarie. Per la distribuzione della matricinatura è preferibile quella a gruppi, in mosaico, di dimensioni variabili. L'intera area accorpata da percorrere con un progetto di taglio potrà avere un'estensione massima di 10 ettari. La conversione a fustaia è da sostenere in tutte le zone in cui non sussistono più interessi per la coltivazione del ceduo a regime, aventi strutture forestali adeguate e di fertilità sufficiente, e che abbiano un valore estetico per la loro ubicazione topografica nell'ambito generale dell'area protetta. La conversione si può ottenere tramite taglio di avviamento con diradamento massale dei polloni o con diradamenti selettivi, in base alle condizioni vegetative locali.
In stazioni povere, habitat rupestri o sui crinali, la conversione può avvenire sospendendo ogni trattamento, per evoluzione naturale.
Art. 4 - Indirizzi specifici forestali. Trattamento dei boschi di origine artificiale. I rimboschimenti di Pino Nero e la ricostituzione boschiva
L'obiettivo principale della gestione di questi complessi è la rinaturalizzazione: una progressiva trasformazione in boschi a prevalenza di latifoglie autoctone. In presenza di un piano inferiore di latifoglie ormai affermate occorre prevedere la trasformazione del soprassuolo mediante diradamenti dall'alto e tagli a buche, di dimensioni variabili da 3000 a 10.000 mq., distribuiti e orientati in base ai nuclei di rinnovazione più consistenti e della direzione predominante dei venti. Nei rimboschimenti ancora chiusi, con rinnovazione sporadica di latifoglie, si dovranno operare diradamenti selettivi di intensità variabile con le condizioni strutturali e stazionali. Nelle zone rupestri, con funzioni prevalentemente protettive, o nelle aree ove mancano del tutto le specie di latifoglie forestali di riferimento, quali il faggio o le querce, si possono escludere interventi selvicolturali, lasciando le cenosi all'evoluzione incontrollata.
Eventuali nuovi interventi di rimboschimento dovranno essere attentamente valutati. In generale le aree agricole abbandonate sono difatti già interessate da fenomeni di naturale espansione dei mantelli di vegetazione autoctona. In particolari casi, come su versanti molto ripidi sopra strade e vie di comunicazione, si potrebbe intervenire con impianto di specie pioniere indigene, anche allo stato arbustivo.
Art. 5 - Indirizzi specifici forestali. Trattamento dei boschi cedui di faggio
I boschi di faggio della Riserva sono generalmente di origine agamica, cedui invecchiati ed in via di riconversione. Quando le condizioni lo consentono è da prevedere il definitivo avviamento a fustaia sia per le caratteristiche specifiche del faggio che per gli effetti paesaggistici ed idrogeologici. Le tecniche di conversione dipendono dalle condizioni stazionali e strutturali del bosco. La conversione diretta, tramite un taglio diretto di conversione, si applicherà soltanto in presenza di molte matricine capaci di disseminare. Se il popolamento ceduo dispone di poche matricine si può tentare la conversione indiretta o tramite l'avviamento all'alto fusto. La prima prevede la matricinatura intensiva: proseguimento delle ceduazioni con rilascio di matricine sempre più numerose, fino ad arrivare alla condizione prevista per la conversione diretta. L'avviamento all'alto fusto è il metodo più utilizzato. Sulle ceppaie viene eseguito un diradamento dal basso o di tipo selettivo, in base alle locali condizioni di fertilità del ceduo, con lo scopo di ottenere subito o nell'arco di 5-10 anni una giovane fustaia, lasciando per ogni ceppaia soltanto il pollone di qualità migliore. La fustaia transitoria, di origine agamica, così ottenuta, sarà oggetto di conversione vera e propria tramite un normale taglio di sementazione quando avrà raggiunto la maturità e sarà in grado di rinnovarsi. L'estensione della tagliata relativa ad un unico intervento di conversione non potrà superare i 20 ettari accorpati, evitando quindi che grandi superfici uniformi possano essere sottoposte all'azione di fenomeni climatici negativi. In linea di massima, in un taglio di avviamento di un ceduo di buona fertilità, i polloni da riservare si possono così schematizzare:
Le matricine andranno eliminate solo quando sono effettivamente ingombranti o deprimenti la rinnovazione e le piante candidate circostanti. In corrispondenza di punti di transito o altri luoghi particolari si dovranno rilasciare anche matricine grosse e ramose che aumentano la suggestività del bosco.
Il mantenimento del governo a ceduo, nelle zone ancora a regime, può essere attuabile soltanto per i soprassuoli scadenti, dalla cui conversione difficilmente si otterrebbe una funzionalità superiore del bosco.
Art. 6 - Indirizzi specifici forestali. Trattamento delle fustaie di faggio
La finalità sarà quella di avviare la faggeta verso un modello di disetaneità per gruppi coetanei, che possa esprimere in pieno le sue notevoli funzioni ecologiche. L' intervento selvicolturale basilare dovrà essere il diradamento intercalare di tipo selettivo, un metodo di intervento per il quale la scelta delle piante da togliere non dipende rigidamente dalla loro posizione sociale. Il taglio deve essere privo di schematismo e su ogni individuo verrà eseguita una scelta dettata da motivi legati allo stadio evolutivo riscontrato. Tecnicamente si procederà per cellule di diradamento, o gruppo di piante, al cui interno vi è la pianta candidata. Fattori fondamentali di scelta saranno la stabilità e il portamento, la vitalità e la posizione spaziale. Particolare attenzione dovrà essere posta al trattamento delle fustaie da rinnovare. Ove possibile si potrebbe ammettere il trattamento a tagli successivi, da adeguare alle varie situazioni colturali.
In definitiva la finalità dei trattamenti in fustaia sarà quella di avviare la faggeta verso un modello di disetaneità per gruppi coetanei, che possa esprimere in pieno le sue notevoli funzioni ecologiche.
Art. 7 - Indirizzi specifici forestali. Trattamento dei boschi ripariali. Salici e pioppi neri
I tratti relitti di vegetazione ripariale vanno lasciati all'evoluzione libera, anche quelli più strutturati, escludendo quindi qualsiasi intervento selvicolturale. In determinate zone occorre prevederne oltremodo il potenziamento e la ricostituzione, tramite adeguati progetti di rimboschimento lineari, utilizzando materiale propagativo vegetale raccolto in loco. Ove necessario si possono prevedere misure di controllo degli accessi ed opere di sistemazione idraulico-forestale con tecniche naturalistiche.